La Grotta dei Santi (Monte Argentario – GR) si apre nel calcare cavernoso sul versante di SE del promontorio dell’Argentario in una piccola cala, la Cala dei Santi appunto, delimitata a SO dalla Punta dell’Avoltore. La cavità attuale è il residuo di una ben più ampia caverna in buona parte scomparsa in epoca pre – tirreniana, come dimostrano gli enormi blocchi di crollo ancora visibili sul fondo marino; di tale caverna rimangono, oltre alla nostra grotta, una grande nicchia, priva di riempimento, e altre nicchie minori sospese sulla falesia.
La Grotta, lunga 45 m e larga, nel punto massimo, 40 m, è formata da un unico vasto ambiente la cui volta si trova a circa 18 m s.l.m.; il riempimento, asportato dall’erosione olocenica nella parte anteriore, occupa ancora i due terzi della cavità e ha uno spessore massimo di circa 10 m.
Della presenza di reperti preistorici provenienti da questo sito era già stata data notizia intorno alla metà dell’ ‘800. Nel 1951 e nel 1954 la grotta fu visitata dal prof. A.G. Segre (appunti sezione stratigrafica), dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, il quale fornì un breve resoconto del suo intervento corredato di una descrizione stratigrafica del deposito in una pubblicazione del 1959. Le attuali indagini nella Grotta dei Santi (scavi in concessione al Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente – U.R. Preistoria e Antropologia – Università di Siena) sono state programmate di concerto con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana a seguito di una serie di sopralluoghi effettuati negli anni tra il 2007 e il 2011 e si svolgono in collaborazione con l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, l’Università di Pisa e, dal 2013, con l’Università di Sao Paulo (Brasile).
Le ricerche sono ancora in una fase molto preliminare in quanto dal 2007 al 2013 si è provveduto soprattutto a liberare il deposito in posto dal terreno rimaneggiato di recente formazione. Se si eccettuano le sporadiche frequentazioni di epoca romana documentate a tetto della sequenza, la grotta sembra sia stata abitata dall’Uomo solo nel Paleolitico medio, periodo per il quale sono stati messi in luce almeno 5 differenti livelli antropici, i più antichi dei quali, sigillati a tetto da uno strato di argilla di più di 10 cm di spessore, sono caratterizzati dalla presenza di suoli d’abitato a focolari di notevole interesse. Sia dal terreno rimaneggiato che dalla scavo stratigrafico (per il momento esteso ad una superficie molto limitata) provengono, industria litica musteriana e abbondanti reperti faunistici (mammiferi, rettili, uccelli e molluschi). A tetto della serie musteriana sono stati raccolti inoltre numerosi coproliti che, per morfologie e dimensioni, risultano analoghi a quelli appartenenti alla iena macchiata (Crocuta crocuta spelaea). Le indagini alla Grotta dei Santi si svolgono grazie all’appoggio logistico del Corpo dei Vigili del Fuoco di Grosseto, dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Ercole, del Comune di Monte Argentario, dell’Accademia Mare Ambiente di Porto Santo Stefano e dell’associazione La Venta. Alle campagne di scavo partecipano studenti e dottorandi delle Università di Siena, di Pisa e dell’Università di São Paulo, oltre a docenti e ricercatori delle stesse Università e di altri Atenei e Centri di Ricerca.