Si conclusa a ottobre 2013 la prima campagna di ricerche sul Paleolitico della Valle dello Zarqa, condotta dall’Istituto Italiano di Paleontologia Umana insieme alla Universidade de São Paulo (Brasile) e alla Hashemite University di Zarqa (Giordania). L’obiettivo è quello di datare i siti archeologici paleolitici scoperti negli anni ’90 dalla missione dell’Università di Roma coordinanata da Gaetano Palumbo. A quel tempo vennero trovati numerosi giacimenti del Pleistocene inferiore e medio, con grandi quantità di industrie litiche di modo 1 e 2. Una prima attribuzione cronologica, basata sui dati archeologici e biostratigrafici attribuiva al giacimento più antico un’età di un milione di anni (scarica l’articolo). Successivamente non è stato possibile ritornare sul posto, ma da quest’anno, grazie alla collaborazione tra il nostro Istituto e l’Università di Sao Paulo, si sono create le condizioni minime per la ripresa delle ricerche. Vi partecipano Fabio Parenti (archeologo e coordinatore), Giancarlo Scardia (geologo), Walter Neves (Paleoantropologo), Astolfo Araujo (Geoarcheologo), Bilal Khreishat (geoarcheologo) e Fareed Al-Shishani (studente in gestione dei beni culturali). L’équipe ha lavorato nei dintorni del villaggio di Sukhne, prelevando campioni per le datazioni al paleomagnetismo, industrie litiche in affioramento e facendo analisi stratigrafiche e geomorfologiche.
Il 9 novembre 2014 si è conclusa la seconda campagna di ricerche nell’alta valle dello Zarqa, Giacimenti del Paleolitico inferiore antico affiorano in un terrazzo fluviale spesso oltre 20 m e compreso fra una colata di basalto, in corso di datazione, e una spessa crosta carbonatica, il cui contenuto faunistico è datato a circa un milione di anni. Industrie litiche su scheggia si trovano abbondanti in tutta la sequenza e questo significa che è possibile analizzare l’evoluzione dell’Olduvaiano in un consistente lasso temporale.
Le ricerche sono condotte da Fabio Parenti, presidente IsIPU e professore vistante alla Universidade de São Paulo, Walter Neves e Astolfo Araujo (Universidade de São Paulo), Giancarlo Scardia (Universidade Estadual de São Paulo) e Mercedes Okumura (Universidade Federal do Rio de Janeiro), con finanziamenti della Fundaçao de Amparo a Pesquisa do Estado de São Paulo e col contributo del Ministero degli Affari Esteri italiano.
Domenica 26 ottobre gli scavi sono stati visitati da Patrizio Fondi, Ambasciatore d’Italia in Giordania e da Marco Marzeddu, addetto culturale dell’Ambasciata.
Le ricerche hanno l’obiettivo di datare la sequenza archeologica più antica a Est del Giordano, contribuendo a chiarire le modalità e la cronologia del popolamento umano della regione che, fin dall’inizio del Pleistocene, è stata al centro di un intenso scambio biogeografico a cavallo tra tre continenti: Africa, Asia, Europa.
La campagna riprenderà nell’ottobre 2015.